Storie inquietanti, suggestioni gotiche, presenze nell’ ombra. Ogni luogo, ogni antica casa, cela delle storie. Il passato è ancora presente, gli storici sono spesso in grado di ricostruire fatti, situazioni, eventi accaduti in un passato, più o meno lontano. Si è, talvolta affascinati dal pensiero che qualcosa di quel passato rimanga ancora nel presente, che fatti accaduti lascino una loro energia, un qualcosa di impalpabile che “aleggi” ancora, nell’ aria.

Mentre state tranquilli, in vacanza, nel vostro agriturismo “le Bove”, spaparanzati in tranquillità, qualcosa di strano, potrebbe, forse … Ma in realtà, cosa sapete di preciso di questi luoghi?

L’ agriturismo le Bove si trova in una zona particolarmente interessante per tutti coloro che, a titolo di pura curiosità o di studio, si occupano di spiritismo e di fantasmi, in genere. La presenza di molti castelli e di siti storici si presta a far navigare la fantasia o a creare magiche suggestioni.

CASTELLO DI MONSELICE

Le prime macabre storie le troviamo, nella bassa Padovana, nel Castello di Monselice, in Provincia di Padova, tra Padova e Rovigo. Due inquietanti situazioni si sono venute a creare, nei secoli, due presenze infestano le notti dei visitatori. IVALDA: nulla più del classico fantasma di bianco vestito, completamente insanguinato che si aggira per i torrioni e si affaccia dalle finestre. In questo caso è riconoscibile dalla bassa statura. IVALDA (o AVALDA) era l’ amante del tiranno Ezzelino da Romano e da lui fu uccisa, per i continui tradimenti, da lei perpetuati. Molti amanti ebbe la spietata dama medievale che restando, per lunghi periodi, sola nel castello, irretiva ragazzi, uomini, cavalieri, per soddisfare le sue brame di lussuria e di morte. Donna crudelissima, una vera “mantide”, si occupava di pratiche magiche ed esoteriche. Godeva nell’uccidere i propri compagni di letto, nei modi più crudeli.

La morte, per i giovani, arrivava nei modi più raffinati e crudeli: veleno, trabocchetti con lance e lame taglienti. Ezzelino da Romano scoprì i suoi “divertimenti” e la uccise, nel suo castello di Monselice.

PORTE CHE NON SI RIESCONO AD APRIRE:

Si narra che il precedente conte, proprietario del castello, non riuscisse ad accede ad alcune porte dell’ antico maniero, che avvertisse un senso di gelo alla nuca e che svenisse a causa di tali fastidi.

LA CHIESETTA FANTASMA DI MONSELICE:

Una giovane donna morta, infesta, una delle sette chiesette che si trovano nei presi della rocca di Monselice. La ragazza è morta suicida e la si sente lamentarsi nelle notti più tenebrose.

GIACOPINO DA CARRARA

Questo è, invece, lo spettro di un uomo smilzo, dai capelli grigi e spettinati che trascina i suoi passi incerti aiutandosi con un bastone. Quando negli anni ’30 venne ritrovato, in comunicazione con la stanza del principe, nel castello di Monselice, un sotterraneo, privo di altri accessi che non fosse una botola aperta nel soffitto ritornarono alla memoria, antiche storie, tramandate dalla tradizione, e sussurrate dal vento, lassù, trai i vecchi torrioni. Storie che raccontano dello sciagurato Giacopino da Carrara, signore di Padova e costruttore delle mura di Monselice. Giacopino il 22 Dicembre 1350, venne nominato signore di Padova, assieme allo zio Francesco da Carrara. Come accade, in ogni governo composto da due sovrani, anche in questo caso, tra i due non correva buon sangue e lo zio sospettò che il nipote volesse spodestarlo, con l’ aiuto dei veneziani. Per tale ragione lo fece imprigionare nella Rocca di Monselice. Sospettò pure che la moglie Giuditta potesse essere una spia dei veneziani e tramò contro di lei. La morte, decisa per lo sventurato, dopo diciassette anni di prigionia, fu la morte per fame. Avendo intuito la terribile fine che lo attendeva, lo sventurato si mise ad urlare per attrarre l’attenzione , e l’aiuto, della sua amata, che cercava, invano, di avere sue notizie. Le grida degli sventurati, che si chiamavano, giorno e notte, furono udite dagli abitanti di Monselice fino al momento della morte. Tali grida e tali richiami raccapriccianti, paiono sentirsi, ancor oggi, lungo le stradine che circondano il maniero. Storia e leggenda si mescolano e c’è chi giura che il fantasma di Giacopino vaghi ancora tra le mura del castello, e che i suoi lamenti si odano, ancora, fin su, sulle sette chiesette. La sfortunata amante Giuditta, vaga intorno al castello e, nelle notti più buie si ferma a chiedere, ai passanti, quelle notizie, sul suo amato, che le furono negate, dai carcerieri, nel lontano 1355. Non saremo certo noi a dare alla perduta signora la ferale notizia, lasceremo che sia il vento, che si insinua nelle tortuose stradine del Santuario a rivelare quale fu la sorte del suo Signore.

CASTELLO DI SAN ZENO

Caduto vittima di una rivolta popolare, il Signore TOMMASO DA MANTOVA ancora infesta la rocca di SAN ZENO accendendo e spegnendo luci fatue nelle antiche stanze. Rumori provenienti dal nulla.luci che si accendono e si spengono senza motivo, rumori inspiegabili…

CASTELLO DI MONTE SIROTTOLO (rovine)

Speronella Desmemanini si aggira ancora tra le rovine del castello di Monte sirottolo, sui colli Euganei. Invaghitosi della sua bellezza, Federico Barbarossa, in persona, la fece rapire dal Conte Pagano ed imprigionata, nella torre. Fu poi liberata dal popolo padovano durante la rivolta del 1165 mail suo spirito inquieto infesta ancora le notti dei viandanti.

CASTELLO DI VALBONA

Nel Castello di Valbona siamo in presenza di una triste storia di amore contrastato. In quello che oggi è un rinomato ristorante, si aggira ancora la giovane figlia di Germano Ghibelli.

CASTELLO DEL CATAJO (15 novembre 1645)

In quello che è, quasi sicuramente uno dei siti più interessanti della zona, si aggira lo spirito inquieto di donna LUCREZIA DONDI che respinse le offerte d’ amore di un suo spasimante. Nel luogo dove venne assassinata, con una pugnalata alla gola, compare, ancora oggi la macchia di sangue che sgorgò dalla ferita.La sua è una diafana presenza di azzurro vestita che si aggira nelle più alte finestre del castello. Lo spettro è stato fatto oggetto anche di quadri di artisti locali per il fascino che ispira la sua persona. Una lapide è posta al piano terra del castello stesso.

Alcune persone hanno assicurato di aver visto una figura vestita d’azzurro affacciarsi alle finestre più alte del castello del Catajo, vicino a Padova: pensano che sia Lucrezia Dondi dell’Orologio, uccisa nella stanza da letto nel 1654 da uno spasimante non corrisposto.

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